fbpx

Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla

“Mi sembra ancora di vederla che mi viene incontro con quella camminata poco fluente per cui ho la reale percezione che potrebbe cadere da un momento all’altro. La ragazzina di 13 anni che ho di fronte ha gli occhi spenti, ma determinati. Ricordo ancora i suoi racconti sul fatto che a scuola durante la ricreazione i compagni la sostenessero fisicamente perché temevano che cadesse. Si, perché il corpo e la mente di questa ragazzina l’hanno tradita. La sua magrezza, il suo deperimento, la perdita di massa muscolare, la sua ossessione verso il magro l’hanno portata a un livello talmente preoccupante che anche le sue ginocchia hanno perso di elasticità e di stabilità.

Questa descrizione rappresenta l’immagine di una persona. Ma non una persona qualunque. Una persona sicuramente speciale ma che ha creduto di giocare con il fuoco e di poter vincere. Inizia così, come un gioco, con la profonda convinzione di poterlo controllare, fino al giorno in cui è il disturbo alimentare a controllare tutto: emozioni, pensieri, corpo.”

Il 15 marzo di ogni anno si celebra la Giornata Nazionale contro i Disturbi dell’Alimentazione.

Sono sempre presente per la sana divulgazione. Quella con fonti scientifiche, empiricamente valida. Oggi è un giorno importante. Per fermarsi a riflettere e per informarsi. In realtà quando si lavora con persone con disturbo alimentare sono importanti ogni giorno, ogni pasto , ogni merenda, ogni pensiero ed emozione. Quando ho iniziato ad avvicinarmi a questo ambito, non credevo fosse così complesso. Dodici anni di formazione, di lavoro in équipe con medici e dietiste formate, di condivisione, di terapia, di aggiornamento, di lotta insieme a queste persone piene di qualità e alle loro famiglie.

Ma cominciamo dall’inizio.

Perché insorge un disturbo alimentare? Mi sento fare spesso questa domanda. Dalle pazienti, dai genitori, dai consorti, dai colleghi.

La risposta potrebbe essere facile. È sufficiente aprire una rivista che parla di salute, un libro di qualche “guru” o il semplice senso comune per cui ci ritroviamo a parlare di “madre- frigorifero”, madre- drago”, “peso basso e il trattenere le emozioni”,” abbuffata e riempire un vuoto ecc…”. D’altronde, lo stesso Freud agli inizi del ‘900 considerava l’anoressia come una regressione a livello della fase orale dello sviluppo, indotta dalla paura degli impulsi sessuali incestuosi del complesso di Edipo.

Come potete vedere le interpretazioni possono essere molto fantasiose e fanno nascere un sorriso. Amaro però! Perché quando ci si trova davanti a una figlia, figlio, moglie, donna che soffre, ci si sente impotenti e queste spiegazioni hanno un peso molto importante. Non c’è una risposta semplice a questa domanda. La verità è che non conosciamo ancora bene le cause del disturbo alimentare.

La ricerca più recente sembra indicare che i disturbi alimentari possano derivare dalla combinazione di predisposizione genetica e fattori di rischio ambientale. Purtroppo non si sa in quale misura queste due componenti intervengano.

L’aspetto certo è che non è un solo elemento, ma un insieme di fattori che possono determinare tale disturbo. La ricerca ha evidenziato quali sono i fattori di rischio: ci sono quelli generali come essere femmina, adolescente e vivere in Occidente e quelli individuali come depressione, tratti ossessivi e di perfezionismo, storia familiare di obesità o disturbo alimentare, interiorizzazione dell’ideale di magrezza, bassa autostima, conflitti familiari.

Questo tipo di disturbi necessita di una psicoterapia cognitiva comportamentale specifica.  Perché? Perché la psicopatologia è molto complessa, perché queste persone meritano il meglio che la ricerca possa dare attualmente ed è questo la motivazione per cui i professionisti devono essere sempre aggiornati e all’avanguardia. Questa formazione esiste ed è efficace. Si basa su ricerche sempre attuali e una lunga bibliografia con riferimenti sia italiani (es. Dalle Grave) che stranieri ( es. Fairburn).

La psicopatologia si basa su una serie di fattori di mantenimento che se non vengono ridotti ed eliminati, non permettono realmente di accedere al quadro psicopatologico mentale. La strategia chiave è creare una formulazione individualizzata, usare diverse procedure cognitive e comportamentali, partire da cambiamenti comportamentali per ottenere cambiamenti cognitivi.

Guarire da un disturbo alimentare è qualcosa di difficile, impegnativo, logorante, e  quando si decide di stare meglio inizia un’avventura in cui tutti noi ci mettiamo in gioco. Noi abbiamo l’esperienza di mamme straordinarie, ma anche papà, fidanzati, mariti che ascoltano, si prodigano, imparano, si mettono in gioco, soffrono in silenzio, militano accanto alle figlie. Figlie che lottano, piangono, si sentono deluse, si arrabbiano, sono imprevedibili, vivono con l’ansia, gioiscono di piccoli successi, chiedono aiuto, combattono con grinta, non mollano… una moltitudini di emozioni e pensieri per sconfiggere questi disturbi.
Guarire da un disturbo alimentare è possibile, ma l’intervento deve essere efficace perché il quadro da affrontare ha mille sfaccettature. Essere testimoni di questo difficile e gratificante viaggio è sicuramente un grande privilegio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.